
Qualche giorno fa l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha diramato i suoi consueti dati trimestrali in un report che ha messo in luce quanto gli operatori del settore avevano già intuito da settimane: l’ultimo quarto del 2019 ha prolungato una striscia positiva che dura dalla fine del 2014 per quanto concerne i volumi di compravendite sul territorio tricolore, ma con un evidente rallentamento rispetto ai trimestri che hanno preceduto.
Cerchiamo allora di cogliere l’occasione di tale dossier statistico per cercare di comprendere come si sia concluso il 2019: un anno positivo per il mattone della Penisola, e che rischia di essere l’anticamera di una brusca inversione di tendenza favorita dalla crisi epidemica in atto.
Come è andato il 2019
Il 2019 si è concluso con la conferma di una tendenza espansiva per il mercato residenziale italiano, che ha portato il quarto trimestre a caratterizzarsi per un tasso tendenziale che rimane positivo per lo 0,6%, per quanto in evidente rallentamento rispetto al + 3,9% del trimestre precedente.
Se scendiamo maggiormente nel dettaglio, notiamo tuttavia come questo rallentamento sia stato influenzato soprattutto dalla prestazione – ancora una volta deludente – del Centro della Penisola e, in particolar modo, delle sue realtà urbane più rappresentative.
Il Centro Italia ha infatti chiuso il periodo di riferimento con un passo indietro del -3,3% nel numero di compravendite. A ciò ha fatto eco la prestazione insufficiente delle Isole (- 0,1%) che, però, hanno un’influenza meno rilevante sui numeri nazionali. Hanno invece chiuso il periodo con una prestazione positiva il Nord Ovest (+ 1,6%), il Sud (+ 2,0%) e, soprattutto, il Nord Est (+ 2,2%).
In tale ambito, peraltro, a stupire è la netta inversione di tendenza del mercato romano: nella Capitale il numero delle transazioni è passato dal crescere del 4,5% nel corso del terzo trimestre 2019, a perdere l’8% delle transazioni nel quarto periodo dello stesso anno.
Una situazione poco variata secondo gli agenti immobiliari
Come sempre avviene, i dati OMI sono stati accompagnati anche da quelli del Sondaggio congiunturale del mercato delle abitazioni in Italia che, in sintesi, ci conferma che:
- scende la quota (dal 34% al 30,4%) di operatori immobiliari che segnalano pressioni al ribasso sulle quotazioni immobiliari;
- cresce anche la quota (dal 7,4% al 7,7%) di operatori immobili che segnalano pressioni al rialzo sulle quotazioni immobiliari;
- più di 8 agenti immobiliari su 10 (84,4%, ex 78,7%) afferma di aver venduto almeno un immobile;
- il margine medio di sconto sui prezzi finali di vendita scende al 12%, contro il 12,6% della precedente rilevazione, confermandosi però stabilmente in doppia cifra;
- i tempi medi di vendita rimangono stabili, passando da 7,5 mesi a 7,7 mesi;
- la quota di acquisti immobiliari residenziali finanziati con un mutuo scende al 71,2%, per il valore più basso dal 2016, mentre rimane elevato il loan-to-value, ovvero il rapporto tra l’importo del mutuo e il valore dell’immobile (76,4%);
- le aspettative sul futuro del mercato immobiliare rimangono bilanciate, con un miglioramento rispetto a tre mesi prima.
Risulterà ora di interesse comprendere quali saranno i prossimi aggiornamenti dei dati OMI. I primi, purtroppo, a inglobare gli effetti della crisi epidemica.
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