Rispettando la sua cadenza semestrale – nonostante le preannunciate difficoltà a causa della pandemia in corso – l’Osservatorio del mercato immobiliare ha pubblicato gli aggiornamenti dei valori immobiliari in tutta Italia e, in essi, anche quelli che fanno riferimento alla zona di Padova.
Secondo i dati OMI, il prezzo degli appartamenti nelle aree cittadine è compreso tra 950 euro e 3.600 euro al metro quadro, mentre il prezzo delle locazioni oscilla tra i 4,2 e i 10,2 euro al metro quadro per mese. Si tratta dunque di un range relativamente in linea con quanto avviene nella media regionale, e che dimostra una discreta disomogeneità, considerato che il prezzo delle case di Padova varia all’interno di una forbice piuttosto ampia (ma con una concentrazione prevalente tra i 1.200 e i 2.500 euro al metro quadro).
Chiarito quanto sopra, l’OMI ha specificato come, prendendo in riferimento le quotazioni degli appartamenti in stato di conservazione “normale”, la zona più prestigiosa sia quella del centro storico, che rappresenta altresì una di quelle maggiormente interessate dalle transazioni immobiliari, e in cui il prezzo medio degli appartamenti è di circa 2.650 euro al metro quadro, con un range generalmente compreso tra i 1.700 euro al metro quadro e i 3.400 euro al metro quadro. Simili sono i valori della seconda area più onerosa della città, Savonarola, con un prezzo medio di circa 2.600 euro al metro quadro, e oscillazione dei prezzi delle case tra 1.650 e 3.250 euro al metro quadro.
Tra le altre zone con il livello più elevato dei prezzi l’OMI registra altresì Santa Croce e Portello, con 2.300 euro di prezzo medio di un appartamento, e Porta Trento, con un valore medio di 2.200 euro al metro quadro.
Di contro, la zona più economica di Padova si conferma essere quella Pontevigodarzere, con prezzo medio degli appartamenti di circa 1.200 euro al metro quadro, ma con diverse soluzioni immobiliari dal valore al metro quadro inferiore ai 1.000 euro.
Da tali valori puntuali emerge dunque come le variazioni intercorse tra la seconda parte del 2019 e la prima metà del 2020 (periodo al quale è possibile riferire le ultime statistiche OMI) siano state minime, a conferma del fatto che il pur turbolento primo semestre ha subito delle ripercussioni immediate sul fronte dei volumi delle operazioni, ma non su quello dei prezzi, la cui “reazione” dinanzi a fattori di difficoltà “esogena” come quelli che abbiamo toccato con mano negli scorsi mesi a causa delle misure intraprese per arginare la pandemia da nuovo coronavirus, tende ad essere molto più incerta e, in ogni caso, dilazionata nel tempo.
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