Mutui casa: con le compravendite in calo torna l’attrazione per le surroghe


Come era lecito attendersi dopo l’esplosione della pandemia e l’avvento delle relative misure di contrasto alla crisi sanitaria, nella prima parte dell’anno i piani di investimento immobiliare da parte degli italiani hanno subito una battuta d’arresto che ha condotto il trend delle compravendite al – 15,5% nel corso del primo trimestre 2020 (- 45% nel solo mese di marzo).

Ad accertarlo sono gli ultimi dati della Bussola Mutui CRIF che, in attesa delle statistiche più aggiornate, ci permette di comprendere come si sia evoluto il mercato immobiliare durante la prima parte dell’anno, fermo restando che – anticipiamo – lo scenario centrale non può che essere quello  di una riduzione del numero di compravendite anche nei mesi a venire.

Il ritorno delle surroghe: boom delle rottamazioni dei mutui

In questo scenario non sorprende come, ancora una volta, a trainare il mercato del credito legato all’immobiliare siano state le surroghe. Complice il basso (anzi, bassissimo) livello dei tassi di interesse, sempre più italiani hanno riscoperto il piacere di valutare positivamente la rottamazione del proprio finanziamento, sostituendolo con un nuovo mutuo che per caratteristiche economiche potesse esprimere una maggiore convenienza.

D’altronde, la forte riduzione degli indici IRS (i parametri su cui si calcolano i tassi fissi) registrata all’inizio del 2020, e confermata anche nei mesi successivi, ha contribuito a mantenere al ribasso il livello dei tassi applicati alle operazioni di finanziamento, con i migliori spread che per un mutuo di 140.000 euro in 20 anni si aggirano intorno allo 0,30% per i tassi fissi, e per lo 0,80% per quelli variabili.

Il risultato è che proprio dalla nuova flessione degli IRSI le surroghe hanno subito una vera e propria impennata, fino a pesare per il 66% di tutto l’erogato del secondo trimestre 2020, contro il 36% di un anno fa. La quota di erogato attribuibile ai mutui per l’acquisto casa è invece stata pari al 28%, contro il 53% dell’anno precedente.

Tasso fisso, nessuno (o quasi) ci rinuncia

Certo è che questo contesto non può che essere fortemente caratterizzato da un clima di profonda incertezza e aleatorietà, quale quello che da diversi mesi stiamo vivendo, impegnati a contrastare gli effetti più negativi (sanitari, economici e non solo) della pandemia da Covid-19. Tuttavia, una cosa non dovrebbe mancare: la fortissima capacità di attrazione esercitata dai tassi di interesse fissi verso i mutuatari italiani.

Sempre secondo la Bussola Mutui CRIF, in relazione al canale online (assunto come prioritaria cartina tornasole di tale tendenza), le preferenze della domanda verso il tasso fisso sono state infatti fortemente polarizzate anche nel secondo quarto del 2020, tanto che il 90% delle richieste di finanziamenti per la casa sono state contraddistinte proprio dal tasso invariabile.

È evidente che con un livello di tassi fissi che viaggia in prossimità dei livelli minimi storici, sia molto arduo resistere alla tentazione di poter congelare l’onerosità del proprio mutuo, con la possibilità di poter stabilire delle rate certe e costante fino alla naturale o fino alla anticipata estinzione di quello che è, generalmente, il debito più importante per le famiglie italiane.

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