
E’ cresciuto di 400 mila unità lo stock immobiliare italiano nel corso del 2018, con una percentuale dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Stando a quanto affermano le Statistiche catastali dell’OMI – Agenzia delle Entrate, l’88% dello stock immobiliare tricolore risulta essere di proprietà di persone fisiche, mentre il resto è detenuto da persone non fisiche (è trascurabile la quota di proprietà comuni).
Risulta in particolar modo predominante la quota di unità immobiliari con intestatari persone fisiche nei gruppi A e C, con una percentuale intorno al 90%, mentre è meno accentuata la presenza delle persone fisiche nelle unità della categoria A/10, con le stesse che assorbono poco più del 56%. Nei gruppi B e E, invece, la quota prevalente è quella in capo alle persone non fisiche, con percentuali di quasi il 90%; prevalenza più marginale (quasi il 55%) delle persone non fisiche anche per gli immobili che sono censiti nel gruppo D.
Lo sviluppo delle rendite catastali
A quanto sopra riassunto è possibile ricollegare una rendita catastale complessiva che nel 2018 tocca quasi 37,5 miliardi di euro, di cui il 61% riconducibile a immobili che sono di proprietà delle persone fisiche (oltre 22,8 miliardi di euro), mentre il restante 39% (oltre 14,5 miliardi di euro) di detenzione delle persone non fisiche. È di poco meno di 30 milioni di euro la rendita catastale che può essere attribuita ai beni comuni censibili. In totale, la rendita catastale totale è cresciuta dello 0,5%.
La distribuzione della rendita catastale vede evidentemente in testa il gruppo A, con un totale di 17 miliardi di euro, davanti al gruppo D, con 10,5 miliardi di euro. Cumulativamente, i due principali gruppi per rendita catastale contribuiscono pertanto con circa 27,6 miliardi di euro, su un totale di 37,5 miliardi di euro di rendita totale.
Lo stock a destinazione residenziale
Soffermandoci sul solo stock immobiliare a destinazione residenziale, emerge come le unità immobiliari del gruppo A (ad eccezione della categoria A/10) siano pari a circa 35 milioni, 92 mila unità in più rispetto a quelle dell’anno precedente.
Nel dettaglio delle singole categorie del gruppo A, ad aumentare anche nel 2018 sono state le abitazioni civili (A/2) e le abitazioni economiche (A/3), le due più “popolate”, così come i villini (A/7) e le abitazioni e gli alloggi tipici dei luoghi (A/11), tutte con tassi non superiori all’1%.
Di contro, sono diminuite le abitazioni signorili (A/1), le abitazioni popolari (A/4), le ville (A/8), i castelli e i palazzi di pregio (A/9) e, con tassi ben più significativi, le abitazioni di tipo ultrapopolare (A/5) e le abitazioni di tipo rurale (A/6).
Concludiamo infine rammentando che lo stock abitativo è di proprietà delle persone fisiche per oltre il 92% del totale, per quasi 32,5 milioni di unità. Alle persone non fisiche sono intestate 2,6 milioni di unità immobiliari residenziali, mentre sono poco meno di 10 mila le abitazioni tra i beni comuni. Tra le categorie catastali delle abitazioni, la maggiore quota di unità in capo alle persone non fisiche fanno riferimento alle abitazioni di maggiore pregio (A/1, A/8 e A/9) e le abitazioni tipiche dei luoghi (A/11).
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