ABI: tassi sui mutui casa ancora in diminuzione


Pubblicato pochi giorni fa, il nuovo bollettino mensile dell’ABI suggerisce che anche nel corso del mese di marzo i tassi di interesse sui mutui casa siano stati ancora in diminuzione, confermando l’inversione di tendenza avviata a febbraio, quando è stato parzialmente compensato l’incremento del costo del denaro rilevato nel primo mese del nuovo anno.

Eccezion fatta per il balzo di gennaio, dunque, i tassi di interesse tornano ad essere nella media di quanto abbiamo già osservato nel 2018, con un livello dell’1,87% per le nuove operazioni di finanziamento di acquisto di abitazioni, contro l’1,91% di febbraio e l’1,95% di gennaio. Rimane evidentemente lontano, lontanissimo, il picco della serie storica del 5,72% di fine 2007, poco prima dell’esplosione della crisi finanziaria.

Il contenimento dei tassi di interesse sulle operazioni di mutuo, in uno scenario di crescita del mercato (la variazione positiva dell’importo totale dei mutui è del 2,5% su base annua), tende a influenzare i nuovi mutuatari inducendoli a scegliere il tasso di interesse fisso come forma tecnica di riferimento. Irrinunciabile, in un clima di tassi bassi come quello attuale, puntare verso il tasso certo per operazioni di lungo o lunghissimo termine.

Sofferenze nette in calo

Riassumendo gli altri principali spunti elaborati all’interno del dossier mensile dell’ABI, emerge inoltre come le sofferenze nette (cioè, le sofferenze al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti che sono già stati contabilizzati da parte degli istituti di credito) abbiano fatto registrare un calo a 33,6 miliardi di euro, contro i 54,5 miliardi di euro dell’anno precedente e contro i 77 miliardi di euro di due anni fa. Se si confronta il livello odierno ai massimi che furono toccati nell’inverno del 2015 (88,8 miliardi di euro), ne deriva che la riduzione è di più di 55 miliardi di euro, o il 62,1%. Il rapporto sofferenze nette / impieghi si conferma anche nell’ultimo mese sotto la soglia del 2%, risalendo marginalmente all’1,95%, contro il 4,89% di picco del novembre 2015.

La dinamica della raccolta

Passando alla dinamica della raccolta, il trend sembra essere ulteriormente positivo, con una variazione dell’1,2% su base annua quasi interamente attribuibile ai depositi in conto corrente, ai certificati di deposito e ai pronti contro termine, aumentati di 43 miliardi di euro in un anno (+ 3%). Di contro, non sorprende la flessione della raccolta di medio lungo termine, effettuata con le obbligazioni, con una perdita di saldi di 23 miliardi di euro (- 8,6%) in un anno.

I tassi di interesse applicati sulla raccolta sono sostanzialmente invariati per quanto attiene il livello medio (0,60%, esattamente come nel mese precedente): all’interno di tale macro-dato sono stabili allo 0,36% i tassi sui depositi, in rialzo quelli sui PCT (da 1,68%  a 1,73% in un mese) e in calo lieve quelli delle obbligazioni (da 2,33% a 2,32% su mese).

In virtù di quanto sopra estremamente sintetizzato, concludiamo accennando al fatto che il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e il tasso medio su raccolta a famiglie e società non finanziarie rimane in Italia su livelli discretamente bassi, pari a 198 punti base a marzo (contro i 199 punti base di febbraio), in deciso calo rispetto al picco di 335 punti base di fine 2007, poco prima dell’avvio della lunga crisi finanziaria.

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